EFFETTO FARFALLA

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Pensate a un bellissimo parco dove vivono felici le farfalle, una sorta di paradiso terrestre dove i colorati lepidotteri possono volteggiare di fiore in fiore spensierati. E se per un attimo provassimo a immaginare il muro che si sgretola e le farfalle libere di invadere la città? Potremmo in questo modo uscire di casa un lunedì mattina e osservare un bellissimo macaone volteggiare tra i palazzi facendoci per una volta alzare lo sguardo al cielo.

Vi sembra un sogno? Un’utopia? Certo, su questo punto concordiamo, anche se noi pensiamo che questo sia quello che Montale definiva il sogno che riposa all’ombra della ragione. Esistono, infatti, tante piante che possono nutrire la farfalle ma che rimangono al di fuori della città e che difficilmente entrano nella nostra vita quotidiana. Basterebbe coltivare tali piante per abbattere il muro di cemento e per creare delle vere e proprie strade percorribili dalle nostre amiche colorate. Cari amici, queste strade esistono e prendono il nome scientifico di “corridoi ecologici” e vengono studiati da anni dagli ecologi applicati.

Come costruirli in città? Per avere una ecologia degna di questo nome dobbiamo necessariamente coinvolgere il maggior numero di cittadini possibile. Certo, perché la città è fondamentalmente nostra, di noi privati cittadini e se vogliamo renderla più ecologica e bella dobbiamo scendere in campo in prima persona.

Chiaramente un piccolo aiuto è necessario per organizzare il tutto ed è per questo che alcuni anni fa è nata Eugea, lo spin off dell’Università di Bologna. Eugea propone una ecologia urbana con lo scopo di creare dei corridoi ecologici in grado di connettere i parchi periurbani con quelli urbani. Le farfalle potrebbero così entrare in città colorando di ecologia e bellezza il nostro ambiente. Come realizzare questo sogno? Basta andare su www.eugea.it e informarsi o comperare “il giardino delle farfalle”, coltivarlo nel terrazzo, sul balcone e addirittura sul davanzale. E per i cittadini di Milano facciamo ancora di più: abbiamo costruito un sito www.effettofarfalla.net dove ognuno può segnalare il proprio microhabitat per le farfalle a tutti i cittadini. Potremmo quindi vedere virtualmente cosa sta succedendo nella realtà: la costruzione di queste strade per i lepidotteri. Insomma vorremmo provocare un “effetto farfalla” in grado di dare vita a un uragano colorato in città. E non solo: tutti i prodotti Eugea, e quindi anche il giardino delle farfalle, è stato assemblato a mano da ragazzi di cooperative sociali che hanno il compito di reinserire persone a rischio di emarginazione sociale nel mondo reale.

E quindi? E quindi armatevi di vasetti, semini di Eugea e voglia di condividere: uniti, daremo origine a un uragano colorato pieno di farfalla e di persone che hanno il diritto di una seconda chance.

Buona primavera a tutti


IL MITE INVERNO DELLA VANESSA DEL CARDO

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I giorni della merla, quelli più freddi dell’anno che si presentano a cavallo tra gennaio e febbraio, stanno per arrivare anche nella nostra mite Italia.

Da dove prende origine il nome? Secondo una leggenda il tutto inizia quando una merla di colore bianco si rifugiò con i suoi pulcini in un camino proprio in questi giorni. Il primo febbraio gli uccellini ne emersero completamente neri e da allora, sempre secondo la leggenda, questi pennuti hanno mantenuto la livrea scura.
Altri invece sostengono che questo modo di dire risale ai tempi della prima guerra mondiale e si riferisce in particolare ad un episodio bellico. Era necessario, per motivi di guerra, far traghettare un grosso cannone – chiamato “la merla” – attraverso il fiume Po. I soldati dovettero attendere la fine di gennaio che, con la sua ombra gelida, fece ghiacciare il grande fiume permettendo la faticosa impresa.

Leggenda o realtà, a noi non resta che coprirci bene onde evitare spiacevoli raffreddori. Come affrontano il gelido mese gli animali a sei zampe? La Vanessa del Cardo (Vanessa cardui) è forse l’insetto che se la passa meglio visto che in questo momento sta volteggiando tra i fiori sovrastati dal cielo sempre azzurro del nord Africa.

La vanessa vive in primavera ed in estate in Europa e, a settembre, affronta un grande viaggia che la porta dall’altra parte del Mediterraneo dove passerà l’inverno. Durante questi “caldi mesi” si riproducono e la nuova generazione ripercorre la strada dei genitori al contrario: gli adulti si alzano in volo fino a raggiungere i 500 metri di altezza per poi lasciarsi trasportare dal venticello che spira sempre a quelle altitudini. Grazie a questa spinta, la vanessa attraversa il mediterraneo, arriva nel sud dell’Italia, raggiungere le coste dell’Abruzzo e delle Marche e taglia la strada dirigendosi in mare aperto verso le coste dell’altra sponda dell’Adriatico. La farfalla “sa” che a nord della pianura padana c’è la catena montuosa delle Alpi – davvero difficile da valicare – e quindi sceglie la via del mare per andare verso il nord Europa. Sono famosi gli sciami di farfalle che si aggregano in Abruzzo e nelle Marche in primavera/estate prima di attraversare l’Adriatico.

Giunta dall’altra parte del mare, l’enorme sciame di farfalle si divide in due gruppi: uno si dirige verso la Scandinavia mentre l’altro arriva addirittura in Islanda. La vanessa può viaggiare ai 45 km/h percorrendo anche 15.000 km.

Il suo viaggio deve però ancora iniziare e mentre noi siamo costretti a vivere sotto il cielo plumbeo di gennaio, la vanessa volteggia serena nell’aria inondata dal sole.


IL PICCIONE, LA FARFALLA E L'ECOLOGIA IN CITTÀ

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La prima azione di ecologia urbana al mondo è avvenuta in Italia durante il Medio Evo. Dalle alte scogliere marine che corrono lungo il perimetro del nostro Paese, sono stati prelevati numerosi uccelli che vivevano in anfratti tra le rocce. I volatili vennero liberati nelle città preventivamente progettate a loro immagine e somiglianza: le torri e i palazzi prevedevano sempre dei buchi facili da colonizzare e nel quale costruire un nido sicuro. Si trattava della Colomba fulva, l’antenato del nostro piccione. Lo scopo di questa introduzione è intuitiva: fornire delle proteine animali ai cittadini in caso di carenza di cibo oppure quando la città era sotto assedio. In quest’ultimo caso, dato che il reperimento dei prodotti dalla campagna era impossibile, ci si arrangiava con i piccioni.
Con il passare del tempo, la funzione originaria del colombo si è persa anche se la sua capacità di adattarsi alle “scogliere” cittadine è rimasta invariata. Anzi, le pareti verticali dei palazzi sono diventati il loro luogo elettivo e i piccioni hanno abbandonato la loro vita marina per insediarsi in città. E se è vero che tutte le strade portano a Roma è vero anche il contrario e i piccioni sono partiti dall’Italia e ora vivono in tutte le città del mondo. Ebbene, quello che è stato fatto durante i secoli buoi potremmo replicarlo in chiave moderna e conforme a questo luminoso inizio di nuovo millennio: al posto dei piccioni potremmo accogliere, tra le strade affollate, le figlie del sole, le perle colorate che prendono il nome di farfalle. Come?
Con Eugea ovviamente: se volete assistere ad un volo colorato questa primavera, andate sul nostro sito e fate incetta dei nostri prodotti.


GESTIRE L’ANGOLO VERDE CON LA LOTTA BIOLOGICA: GLI AFIDI

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L’ecosistema è l’insieme delle relazioni intercorrenti tra le specie e il loro ambiente. Da milioni di anni gli esseri viventi interagiscono e comunicano tra di loro creando una rete intricata di voci che corrono veloci nel giardino, nel parco e in ogni luogo dove risiede la natura.

La lotta biologica cerca di interpretare il linguaggio della natura e di indirizzarlo verso la difesa delle piante coltivate. Eugea, ex spin off dell’Università di Bologna, ha tradotto queste tecniche a favore del cittadino.

Prima di parlare delle tecniche di lotta biologica vorrei presentare i principali insetti dannosi alla nostre piante da balcone: gli afidi.

Questi insetti così diffusi hanno una dieta che consiste esclusivamente nella linfa elaborata delle piante: un liquido molto zuccherino usato dai vegetali per distribuire il frutto della fotosintesi clorofilliana. Sono, in altre parole, dei piccoli vampiri vegetariani.

Se da una parte questo tipo di alimentazione ha dei vantaggi dall’altra nasconde degli aspetti negativi. Il primo vantaggio è relativo all’abbondanza di cibo ricco di calorie. Tutte le piante hanno la linfa elaborata e quindi è piuttosto facile, per questi insetti, reperire il loro alimento. Lo svantaggio è connesso allo scarso quantitativo proteico della linfa elaborata. Per soddisfare il loro fabbisogno azotato, gli afidi devono quindi suggere un quantitativo di liquido estremamente elevato. La cosa pone diversi problemi. Gli afidi, per esempio, trascorrono la loro intera esistenza fermi a succhiare la linfa elaborata e quindi sono alla mercé di tanti predatori. Per questo motivo hanno una elevata fertilità che ottengono eliminando – quasi – completamente il genere maschile. In pratica l’intera popolazione degli afidi è composto da individui femminili in grado di generare figli. E non solo, questi insetti presentano l’inscatolamento delle generazioni: la piccola afide, quando nasce (gli afidi partoriscono, caso quasi unico nel mondo degli insetti) è già incinta dato che ospita, nel suo microscopico ventre, una piccola figlioletta che nascerà dopo poco. Il fenomeno è facilmente osservabile in primavera quando notiamo, in pochi giorni, svilupparsi una popolazione enorme da pochi iniziali individui. Il secondo grande svantaggio consiste nella loro dieta fortemente sbilanciata a favore degli zuccheri. Questo è motivo per cui, attraverso un organo chiamato “camera filtrante”, vengono separate le proteine dagli zuccheri, il cui eccesso viene eliminato tramite un sostanza che prende il nome di melata. Per conoscere questa sostanza è sufficiente parcheggiare la macchina sotto un tiglio in primavera: dopo poche ore si ricoprirà di una sostanza appiccicosa e zuccherina.

Grazie ai due meccanismi gli afidi sono in grado di generare un quantitativo di figli mostruosamente alto. Quanto mostruoso? Lo vedremo la prossima settimana! E capiremo come usare la lotta biologica per frenare questa orda selvaggia.